lunedì 30 marzo 2009

Versione digitale della mostra allestita a Roma, Teatro dei Dioscuri : "Totò partenopeo e parte napoletano. Totò poeta."



Totò e la parola che si fa teatro, cinema poesia canzone; la parola che rimbalza e gioca con i gesti; la parola che annuncia e scatena la risata o la malinconia; la parola che diventa specchio della realtà e nello stesso tempo può trascinare nell'astrazione pura; la parola che diventa un suono che risveglia i sensi i muscoli il cuore di un genio della comicità.
Totò è stato un inventore di parole, si e’ nutrito di parole, ha fatto rinascere parole.
Le sue architetture linguistiche rispondevano a una sintassi funambolica che nessuna grammatica o analisi logica potranno mai mettere in regola. La lingua di Totò come la sua comicità erano un’invenzione continua anarchica le cui radici come la fame, l'amore e il sesso si perdevano nella notte delle notti e nello stesso tempo profumavano dell'elettricità artistica seminata nel Novecento
(continua alla U.R.L. http://www.internetculturale.it/genera.jsp?s=119 )

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