mercoledì 31 dicembre 2008

Benvenuti in FUSS!




Free Upgrade Southtyrol's Schools (FUSS) è un progetto finanziato dal Fondo Sociale Europeo che ha aggiornato i sistemi informatici di tutte le scuole italiane della Provincia Autonoma di Bolzano, sostituendo i software con licenza proprietaria utilizzati nell'attivita' didattica con la distribuzione GNU/Linux FUSS Soledad, sviluppata all'interno del progetto e rilasciata con licenza libera.

L'idea di fondo del progetto è pensare l'informatica come strumento trasversale per l'insegnamento e non solo come disciplina specifica o come semplice addestramento all'utilizzo di alcuni pacchetti software, fornendo in questo modo un valido supporto alla didattica.

In conformità a questa scelta distribuiamo a studenti, docenti e famiglie il software utilizzato a scuola, favorendo in questo modo una cultura informatica basata sulla condivisione e la diffusione delle conoscenze.
http://www.fuss.bz.it/

Linux@School.


Il Progetto Linux@School realizzato in collaborazione con il MIUR e con il Politecnico di Milano si propone l'obiettivo di diffondere la conoscenza riguardo al mondo del Software Libero nella scuola con particolare riferimento al sistema operativo Linux.

Il progetto prevede l'implementazione di un insieme di strumenti tecnologici e di servizio basato su piattaforme per l'apprendimento a distanza e sulla disponibilità di accesso remoto a sistemi Linux complessi in modo da permettere esercitazioni e sperimentazioni guidate.


ATTORI

* 21 Istituti superiori partecipanti al progetto pilota
* Fondazione IBM – coordinamento complessivo del progetto
* MIUR – coordinamento didattico e organizzativo
* IBM Italia – fornitura tecnologie e servizi
* Politecnico di Milano – Monitoraggio e Tutoring


OBIETTIVI

* diffondere negli Istituti Scolastici la conoscenza sul mondo Opensource e dell'ambiente Linux;
* offrire a studenti e docenti l'opportunità di eseguire test e attività sperimentali, costruire contenuti didattici e, più in generale, contribuire al miglioramento dei processi di insegnamento;
* promuovere all'interno della scuola lo studio, lo sviluppo e la documentazione di soluzioni che favoriscano la nascita di comunità virtuali;
* permettere la sperimentazione di una modalità flessibile ed economica di accesso remoto a sistemi e servizi informatici.


ISTITUTI PARTECIPANTI

* ITIS A. MONACO - COSENZA
* IPSIA G. FERRARIS - S. MARIA DI CATANZARO (CZ)
* ITIS GIORDANI - NAPOLI
* ITIS O. BELLUZZI - BOLOGNA
* ITIS A. MALIGNANI - UDINE
* ITC E. TOSI - BUSTO ARSIZIO(VA)
* LICEO SCIENTIFICO STATALE A. TOSI - BUSTO ARSIZIO (VA)
* IPSCT P.SRAFFA - CREMA (CR)
* IIS SOBRERO - CASALE MONFERRATO (AL)
* ITIS G. VALLAURI - FOSSANO (CN)
* ITIS G. FAUSER NOVARA
* ITIS OMAR - NOVARA
* ITIS E. MAJORANA - GRUGLIASCO (TO)
* ITC C. VIVANTE - BARI
* ITC ROMANAZZI - BARI
* IPSIA A. MEUCCI - CAGLIARI
* IPSIA E. MEDI - PALERMO
* IPSACT G. MATTEOTTI - PISA
* IPSS A. CASAGRANDE - TERNI
* IIS C. ANTI - Villafranca di VERONA (VR)
* ITS ZUCCANTE - MESTRE (VE)
http://www.pubblica.istruzione.it/innovazione/progetti/linux.shtml

Europeana.




Europeana è una rete tematica finanziata dall’Unione Europea all’interno del programma eContent plus. Nota in principio come EDLnet, la rete della Biblioteca Europea Digitale, conta ora un partenariato di 90 enti europei che si occupano di beni culturali e che contribuiscono allo svolgimento del progetto, risolvendo i problemi tecnici e di uso e sviluppando un prototipo.

Il progetto della durata di due anni, produrrà un prototipo che consentirà l’accesso diretto a due milioni di oggetti digitali, fra film, foto, dipinti, musica, manoscritti, libri, carte geografiche, giornali e materiali d’archivio. Il prototipo sarà lanciato dalla commissaria europea Viviane Reding nel novembre del 2008. Si prevede in seguito uno sviluppo che porterà ad un accesso, entro il 2010, a più di 6 milioni di documenti, sostenuto da un piano finanziario che dovrà assicurare la sostenibilità del sito web. Il contenuto digitale viene selezionato fra quanto è già digitalizzato e disponibile nei musei, biblioteche, archivi e collezioni audiovisive europee.

http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/wcm/ibc/menu/dx/10progettieu/approfondimenti/edlnet.htm

http://www.europeana.eu/portal/#

Stella : Science Teaching in a Lifelong Larning Approachac

Il Catalogo europeo d'iniziative di educazione scientifica contiene le iniziative realizzate o in corso di realizzazione nelle scuole di tutta Europa, direttamente inserite on line dagli insegnanti o dagli educatori che le hanno ideate o condotte.

Attraverso il catalogo puoi far conoscere i tuoi progetti ai colleghi di tutta Europa e contemporaneamente dare un'occhiata a ciò che viene fatto nelle altre scuole e negli altri paesi.

Puoi visitare le varie sottosezioni del catalogo selezionando una voce del sub-menu oppure direttamente cliccando qui sotto

* Inviare un'iniziativa
* Cercare un'iniziativa
* Strumenti multimediali
* Raccolta di buone pratiche


phpMyVisites

Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione Europea. L'autore è il solo responsabile di questo sito web e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso che potrà essere fatto delle informazioni in esso contenute.

cc Eccetto dove diversamente specificato, i contenuti di questo sito sono rilasciati sotto Creative Commons license Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 3.0.


http://www.stella-science.eu/

lunedì 29 dicembre 2008

Un progetto europeo per fare scienza con oggetti di uso quotidiano.




http://www.xperimania.net/ww/it/pub/xperimania/homepage.htm

TryScience



Importanza della scienza Scienza e scuola La scienza Š in tutte le cose Partecipa Informazioni su Partnership for Science Literacy Consigli per l'uso di TryScience

Importanza della scienza

Come genitori o tutori, avrete probabilmente sentito molto parlare di "standard" educativi. Ma quali sono esattamente gli standard di apprendimento e in cosa influenzano l'istruzione scolastica dei ragazzi? Comprendere il ruolo di questi standard nell'educazione dei ragazzi può aiutarti a capire se i tuoi figli ricevono l'educazione scientifica di qualità a cui hanno diritto.

Informazioni sugli standard
Gli standard sul contenuto accademico (noti anche come benchmarks o obiettivi di apprendimento) sono criteri che servono come base per decidere cosa insegnare e per misurare le conoscenze degli studenti su un argomento ad un particolare livello di classe. Ogni stato ha i propri standard, ed anche alcuni distretti scolastici. Esistono anche standard nazionali per alcune materie, incluse le scienze. Dal momento che gli standard specificano cosa gli studenti dovrebbero imparare, aiutano a definire cosa (non necessariamente come) gli insegnati dovrebbero insegnare in un programma scolastico relativo ad una classe e materia.

Quali sono le caratteristiche degli standard?
Uno standard indica le conoscenze che gli studenti dovrebbero avere in una area. Ad esempio, uno standard relativo alla comprensione dell'universo potrebbe essere: "Alla fine della seconda classe, gli studenti dovrebbero sapere che ci sono più stelle nel cielo di quante si possono contare, ma non sono distribuite uniformemente, e non hanno tutte la stessa luminosità e colore". Sviluppando ulteriormente queste conoscenze, un successivo standard potrebbe essere: "All'ultimo anno sulle superiori, gli studenti dovrebbero sapere che le stelle differiscono per dimensione, temperatura ed età, ma sono costituite dagli stessi elementi che si trovano sulla terra e si comportano in base agli stessi principi fisici."

Chi ha creato gli standard?
I precedenti esempi sono presi da Benchmarks for Science Literacy pubblicato dal Project 2061 dell'AAAS (American Association for the Advancement of Science), il primo gruppo di standard scientifici nazionali. Anche il National Research Council ha pubblicato un gruppo di obiettivi di apprendimento per la scienza, i National Science Education Standards. Questi due gruppi di standard nazionali sono stati sviluppati da esperti nel campo della scienza e dell'educazione, e molti stati hanno basato i propri standard su una o entrambe le pubblicazioni. Altri stati e comunità locali, comunque, hanno sviluppato i propri standard.

Il ruolo dei test
Una volta che uno stato o un distretto hanno adottato un gruppo di obiettivi di apprendimento, vengono utilizzati test standardizzati per valutare le conoscenze degli studenti. Mentre gli standard accademici definiscono il "cosa" (le conoscenze o abilità tecniche necessarie), i test determinano "in che misura" (tali conoscenze sono state acquisite). I meccanismi di verifica possono essere molto diversi. Alcuni distretti scolastici creano i propri, mentre altri acquistano i test da società private e li adattano ai propri standard. La cosa importante per garantire una verifica accurata ed equa è di assicurarsi che i test siano allineati con gli obiettivi di apprendimento, ovvero che gli obiettivi (cosa gli studenti devono imparare), il programma scolastico (cosa viene insegnato agli studenti) e le valutazioni (i test con cui vengono esaminati gli studenti) siano collegati, e non centrati su obiettivi differenti.

Cosa possono fare i genitori
Per capire bene quello che i ragazzi dovrebbero imparare a scuola, specialmente per gli argomenti scientifici, devi conoscere meglio gli standard statali: cosa sono, come sono stati stabiliti e come vengono utilizzati in classe.

Vuoi saperne di più? Visita anche questi siti!

Vuoi saperne di più? Visita anche questi siti!

* Benchmarks for Science Literacy
http://www.project2061.org/tools/benchol/bolframe.htm
Questi sono gli obiettivi di apprendimento scientifico K-12 sviluppati dal Project 2061 della AAAS (American Association for the Advancement of Science).

* National Science Education Standards
http://www.nap.edu/readingroom/books/nses/html/
Questi sono gli obiettivi nazionali di apprendimento scientifico sviluppati dalla National Academy of Science.

* Principi e standard NCTM
http://www.nctm.org/standards/
Qui sono disponibili gli standard di matematica definiti dal National Council of Teachers of Mathematics.

* Database degli standard educativi McREL
http://www.mcrel.org/standards-benchmarks/
McREL (Mid-continent Research for Education and Learning) fornisce una raccolta di standard per il programma scolastico K-12 in formato di lettura o di ricerca.

* Sito degli standard educativi statali
http://edstandards.org/StSu/Science.html#State
Questo sito Web elenca gli standard scientifici di diverse fonti, permettendo di confrontare gli obiettivi di apprendimento per stato o per organizzazione.

http://www.tryscience.org/it/parents/wsm_4.html

LA VALUTAZIONE TRA AUTONOMIA DELLE SCUOLE E STANDARD NAZIONALI di Giancarlo Cerini

http://www.edscuola.it/archivio/riformeonline/valutazione.htm

European Shared Treasure.

http://est.indire.it/

venerdì 26 dicembre 2008

LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEL CURRICOLO IN RELAZIONE AD ASPETTI STRUTTURALI DEL P.O.F.A cura di Mario Quarta

Qui di seguito si presenta una scheda sintesi dei lavori del corso di formazione per docenti incaricati di funzioni obiettivo relative all'area 1: Gestione del Piano di Offerta Formativa - previste dall'all. 3 al CCNI/99 – organizzato dal Provveditorato agli Studi di Lecce relativo al modulo territoriale che si è svolto presso l’ITC “A.Olivetti” di Lecce. Il documento è stato elaborato con la collaborazione dei docenti conduttori di gruppo nel suddetto corso, che con l'occasione ringrazio e saluto.
Premesso che le schede vogliono essere indicative di un percorso per la strutturazione di un piano di offerta formativa imperniato sulla costruzione di un "curricolo unitario e flessibile" ritenendolo il nucleo aggregatore di tutto quanto la scuola realizza sia sul piano organizzativo-gestionale che su quello pedagogico-didattico all'atto della costruzione del POF.
In ogni caso lo scrivente e lo stesso gruppo di lavoro, vista la complessità della proposta, sono pronti a qualsiasi suggerimento o chiarimento, partendo dal fatto che il documento non vuole essere certamente esaustivo e tanto meno condivisibile in toto; ritengo comunque che sia un utile strumento di riflessione e di ripensamento per un impianto di POF centrato sul curricolo.
I componenti del gruppo, lavorando alla definizione di un paradigma operativo, si è avvalso di una ipotesi di "macroprocedura" per l'avvio di una costruzione collegiale del curricolo, fornita come materiale di riflessione per i lavori di gruppo dai conduttori insieme al compito e che si allega qui di seguito.
Il prodotto finale è frutto di mediazione sulle diverse produzioni o indicazioni scaturite dai gruppi di lavoro del corso, definendo anche se in sintesi ambiti o aree d'intervento, soggetti, ruoli e compiti rapportandoli ai risultati attesi e definendo strumenti e strategie, strutturando anche se in forma complessa logiche procedurali di progettazione ed individuando in termini processuali, e non solo di prodotto, strumenti per il controllo e la valutazione delle diverse fasi ed operazioni nella costruzione del POF.


IL COMPITO
Immaginando di voler promuovere e coordinare le diverse fasi necessarie per la costruzione collegiale di un curricolo unitario flessibile, il gruppo progetti un'ipotesi di intervento, completo di analisi di contesto, risultati attesi, tempi di realizzazione, strategie e risorse da impiegare, indicatori e strumenti per il controllo di processi e risultati




Ipotesi di macroprocedura per l'avvio di una costruzione
collegiale del curricolo

Elaborazione di un modello
generale di alunno in uscita


Analisi del contesto e
definizione dei risultati




Individuazione di ambiti disciplinari e
interdisciplinari, aree fondamentali,
opzionali, facoltative




Attribuzione di pesi in
termini di suddivisione dei tempi



Definizione di scelte
metodologiche e organizzative
generali caratterizzanti l'istituto




Definizione dei sistemi generali
di valutazione e certificazione di
crediti e debiti



Interpretazione disciplinare del modello di
alunno in uscita e progettazione curricolare
specifica (individuazione di percorsi modulari
flessibili su "pezzi" di materia)



Integrazione/connessione
dei moduli



Costruzione dei singoli moduli, completi di
strumenti di certificazione e di validazione
dei "pacchetti"




(schede sintesi)

LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEL CURRICOLO
IN RELAZIONE AD ASPETTI STRUTTURALI DEL P.O.F.

RIFERIMENTI FASE 1 FASE 2
CONTENUTI
AZIONI Definizione dei tratti qualitativi del modello finale nazionale dell’alunno (distinti per compe-tenza, conoscenza, valori) condi-viso dal collegio. Analisi del contesto:
2.1 Territorio
2.2 Famiglie
2.3 Alunno
2.4 Scuola
SOGGETTI
COMPETENZE - Propone lo staff di progettazione
- Approva il collegio. Staff di progetto in collaborazione con:
- Commissioni
- Gruppi di lavoro
- Incaricati
INDICATORI DESCRITTORI Tratti qualitativi in termini di conoscenze, competenze, capacità Costituzione di una banca dati
STRUMENTI STRATEGIE - Documenti ministeriali
- Documenti dei saggi
- Materiale prodotto nell’ambito dello NRE - Questionario
- Trend degli ultimi anni
- Inchiesta
- Autoanalisi di studio
- Accoglienza \ valutazione diagnostica
RISULTATI
ATTESI Identità pedagogica e cultura della scuola Mappa delle tipologie di utenza, bisogni formativi e cognitivi in relazione al contesto.
Mappa delle risorse esterne ed interne.

LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEL CURRICOLO
IN RELAZIONE AD ASPETTI STRUTTURALI DEL P.O.F.

RIFERIMENTI FASE 3 FASE 4
CONTENUTI
AZIONI Standard di alunno in uscita dalla struttura filtrato attraverso i risul-tati della analisi di certificazione Costruzione del curricolo flessibile:
4.1 cora curricolo: insegnamenti fondamentali.
4.2 insegnamenti opzionali.
4.3 Attività integrativa
4.4 Attività facoltativa
4.5 Definizione dei tempi (articolazione del monte ore)
SOGGETTI
COMPETENZE Gruppi interdipartimentali
funzionali allo staff di Progetto Gruppo (Staff) di Progetto che collabora con:
- Gruppi disciplinari dipartimentali
- Gruppi di progetto


attività attività
integrativa facoltativa
INDICATORI DESCRITTORI Profilo di un alunno “possibile”, tratti quanti \ qualitativi in uscita.
Differenziazione dei livelli formativi in uscita, partendo da quelli imprescindibili. Elementi caratterizzanti il curricolo globale
STRUMENTI STRATEGIE Valutazione degli esiti dell’analisi di contesto: gap tra modello ideale e alunno reale. - Modelli (anche di argomenti temporali)
- Programmi
- Progetti
RISULTATI
ATTESI Mappa dei livelli per tipo di alunno di formazione garantiti dalla scuola rispetto a specifiche competenze, conoscenze e capacità (quanti \ qualitativo). Proposta di un curricolo flessibile - coerente - congruente - praticabile (creazione di un modello didattico-organizzativo condiviso).

LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEL CURRICOLO
IN RELAZIONE AD ASPETTI STRUTTURALI DEL P.O.F.

RIFERIMENTI FASE 5 FASE 6
CONTENUTI
AZIONI Definizione, condivisione di un modello didattico organizzativo Gruppo di progetto (acquisisce informazione dai vari gruppi ed in collaborazione con l’area 2) Definizione del sistema generale di certificazione
valutazione monitoraggio
SOGGETTI
COMPETENZE Gruppo di progetto (acquisisce informazione dai vari gruppi ed in collaborazione con l’area 2) Gruppo per il montaggio e la valutazione
INDICATORI DESCRITTORI - Metodi
- Strategie (procedure; ricerca, azione)
- Progetti
- Strumenti (unità, moduli, ...) - Indicatori
- Variabili
- Criteri e scale di valutazione riferiti a tutti i processi e prodotti del curricolo globale.
STRUMENTI STRATEGIE - Percorsi
- Schemi
- Mappe
- Tabelle
- Modelli Modelli e modalità di valutazione

Contestualizzazione
(logica e cultura valutativa)
RISULTATI
ATTESI Modello didattico - organizzativo - condiviso. Sistema di indicatori di valutazione e monitoraggio

LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEL CURRICOLO
IN RELAZIONE AD ASPETTI STRUTTURALI DEL P.O.F.

RIFERIMENTI FASE 7
CONTENUTI
AZIONI a) - Definizione e progettazione del curricolo disciplinare (modulare)

b) - Raccordo con i gruppi interdisciplinari

c) - (Rispetto agli esiti: organizzazione dei contenuti per anno: essenzializzazione)

d) - Strumenti di certificazione e valutazione
SOGGETTI
COMPETENZE Gruppi disciplinari
Raccordo con i gruppi interdisciplinari
INDICATORI DESCRITTORI Analisi disciplinare:
- elementi fondamentali; strutture epistemologiche;
- elementi costitutivi del curricolo e fasi.
STRUMENTI STRATEGIE Modelli disponibili.
Percorsi già realizzati.
RISULTATI
ATTESI Curricolo specifico, completo di strumenti di valutazione, verifica, certificazione e validazione.



Mario Quarta

http://www.didaweb.net/liste/001_ftp/lineeguida.rtf

Saviano sei grande.

http://www.robertosaviano.it/

giovedì 25 dicembre 2008

mercoledì 24 dicembre 2008

Un gioco per navigare sicuri.

www.wildwebwoods.org/popup.php?lang=it

Richiesta di apertura di sezione scolastica a Tempo Pieno.

Richiesta di apertura di sezione scolastica a Tempo Pieno

Consigli per chiedere (e possibilmente ottenere)
nuove sezioni di Tempo Pieno nell’Era della Gelmini
Alcuni suggerimenti per i genitori e gli insegnanti che vogliono intraprendere
il percorso per attivare nuove sezioni a Tempo Pieno

In questa situazione nella quale il ministro Gelmini sta tentando di tagliare 132.000 posti di lavoro nei prossimi tre anni, pensare di iniziare una campagna per aiutare i genitori a richiedere ed ottenere nuove sezioni a Tempo Pieno nella scuola elementare o dell’infanzia sembra velleitario.
Eppure - come ai tempi dell’istituzionalizzazione e della diffusione di questo modello - il bisogno e la determinazione dei genitori e degli insegnanti possono realizzare quello che le scelte politiche non intendono concedere esplicitamente. E poi, non l’ha dichiarato Berlusconi che noi contestatori della “riforma” eravamo solo dei visionari e che “l’intento del governo era quello di aumentare il Tempo Pieno del 50%”? Bene, ora li mettiamo alla prova.

Vediamo l’iter.

Prima di tutto teniamo presente che la richiesta del Tempo Pieno è collettiva e pubblica, e che più numerosi sono soggetti vengono coinvolti e contattati esplicitamente in questa richiesta, più aumentano le possibilità di successo non solo per i richiedenti ma anche per altri gruppi di genitori nelle stesse condizioni.

Il modello scolastico muta in risposta a due richieste: quelle di genitori e quelle di insegnanti.
Le richieste degli insegnanti vengono discusse e deliberate in Collegio Docenti che è l’organo che delibera in materia di didattica.
Il Consiglio di Circolo/Istituto, poi, deve decidere con delibera il mutamento di modello scolastico o l’offerta della nuova classe 1^ a tempo pieno.
Le richieste dei genitori dovrebbe trovare ascolto attraverso il Consiglio di Circolo/Istituto e nel momento delle iscrizioni.
Quindi per mutare modello didattico delle classi (e a maggior ragione delle classi prime) occorre il consenso degli insegnanti e il gradimento dei genitori. Quando queste due istanze propongono insieme l’attivazione del Tempo Pieno ai relativi organi collegiali non dovrebbero sussistere problemi. Ma quando la proposta parte solo dai genitori è necessario attivarsi presto affinché venga recepita dal dirigente che la inoltri agli organi collegiali e che poi predisponga modelli di iscrizione adatti a verificare tale bisogno. Inoltre il dirigente deve verificare le condizioni logistiche con l’assessorato locale per la predisposizione della mensa.

Per questa prima fase di richiesta abbiamo messo a punto un modello di Richiesta di apertura di una nuova sezione (in calce a questo documento) con cui i genitori chiedono ufficialmente e collettivamente l’attivazione della nuova sezione a tutti i soggetti istituzionali coinvolti.

Spesso i dirigenti non si pongono con atteggiamento di ascolto rispetto a queste esigenze e quindi i gruppi di docenti o di genitori che vogliono proporre il Tempo Pieno devono contare sulle loro forze. Il Collegio Docenti può discutere e votare sui modelli didattici quando sia incluso tale tema all’ordine del giorno, sennò possono chiedere che venga messo all’ordine del giorno con la raccolta di 1/3 delle firme dei componenti del collegio. I genitori possono agire sia attraverso i propri rappresentanti nel Consiglio di Circolo/Istituto, sia chiedendo incontri con il dirigente scolastico, sia raccogliendo e rendendo pubbliche istanze firmate da gruppi di genitori.
Ricordiamo comunque che è il Consiglio di Circolo/Istituto l’organo decisionale per la formazione di una nuova classe a Tempo Pieno o per il cambiamento di modello scolastico (e non il dirigente che è soltanto un membro del consiglio e non ha in questo caso poteri decisionali).
Il Consiglio esamina le proposte del Collegio, le approva o, a seconda dei casi, le modifica o le rigetta.
Il Consiglio può deliberare con piena legittimità anche in assenza di una proposta del Collegio Docenti; è però consigliabile che la delibera sia in linea con i criteri contenuti nel piano dell’offerta formativa (P.O.F).

Solitamente le istanze firmate da gruppi di genitori hanno peso maggiore se sono rese pubbliche e indirizzate a tutti i soggetti in qualche modo coinvolti (Dirigente, Presidente del Consiglio di Istituto, Assessore, Dirigente del Ufficio Scolastico Provinciale, Ufficio Scolastico Regionale). Inoltre la pubblicità viene assicurata dagli organi di informazione (ogni presentazione di istanze andrebbe resa anche pubblica con conferenze stampa) e dalla circolazione autogestita dell’informazione (volantini dati agli altri genitori e affissi fuori dalle scuole, banchetti, comunicazioni fatte circolare sui siti amici come questo da cui avete scaricato queste informazioni).

Fare presto questi passi potrebbe portare - nel caso della buona volontà delle controparti - all'approvazione del nuovo modello di classe a Tempo Pieno e quindi alla preparazione di un modello di iscrizione coerente, con la possibilità di scegliere le 40 ore.
Qualora ciò non avvenga occorre che i genitori rilancino la loro richiesta in sede di iscrizioni.
Attualmente stiamo ancora attendendo la circolare sulle iscrizione del ministero e sono in forma di bozza e in continua evoluzione molti regolamenti attuativi delle novità collegate alla Legge 133 (quella dei tagli). È però tuttora in vigore la legge 176/2007 che sancisce la legittimità del modello a Tempo Pieno e quindi è obbligo dell'amministrazione di dare la possibilità di esprimere la preferenza per questo modello di scuola all'interno del modulo di iscrizione, anche se l'organizzazione dei modelli orari della scuola non lo prevedesse esplicitamente. Dove quindi il modello di iscrizione predisposto dalla scuola non dovesse comprendere l'opzione del Tempo Pieno sarà necessario che i genitori compilino modelli aggiuntivi come quelli predisposti dal CordTempoPieno per rendere effettivo questo diritto. Solo in questo modo l'effettivo bisogno di tempo pieno potrà venire misurato dall'amministrazione. Ovviamente anche questo passaggio avrà più forza se fatto pubblicamente.

Se si verificheranno queste condizioni, il dirigente scolastico avrà l'obbligo - sulla base delle iscrizioni - di richiedere personale sufficiente per aprire la nuova sezione... se non lo richiederà lo si dovrà incalzare anche perché il suo è un atto dovuto, mentre se lo richiederà la palla passerà al ministero che deciderà tra aprile e maggio se assegnare il personale necessario (attraverso l’Ufficio scolastico Regionale e il Centro Servizi Amministrativi).

Scuola elementare

Richiesta di apertura di sezione scolastica a Tempo Pieno
Al Dirigente del Circolo/Istituto ........…………..……….Scuola………........……………………
e per suo tramite al Collegio dei Docenti dell’Istituto
Al Presidente del Consiglio di Istituto della suddetta Istituzione Scolastica
Al Direttore dell’USP della provincia di .........………………….…………………
Al Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale della regione ………………………….….
Al Ministro dell’Istruzione Pubblica Fioroni
All’Assessore all’Istruzione del Comune di …………………………….…………….
All’Assessore all’Istruzione della Regione…………………………….

I sottoscritti genitori di bambini/e in età di obbligo scolastico per l'anno 2009/10
RICHIEDONO
l’apertura di sezioni di scuola elementare a Tempo Pieno (due insegnanti su una classe, 40 ore settimanali, 4 ore di compresenza)*
La richiesta ha motivazioni sia pedagogiche (didattica a tempi distesi, socializzazione, possibilità di svolgere attività laboratoriali) sia sociali (necessità di avere i bambini in strutture pubbliche e di qualità per famiglie con lavori sempre più precari e flessibili).
La richiesta fa riferimento alle possibilità esplicitamente previste dalla Legge 25 ottobre 2007 – n. 176 e regolamentate dalla CM n. 114 del 14 dicembre 2007.
Disponibili alla costruzione comune di questa importante opportunità didattica e sociale per i nostri bambini, chiediamo di poter incontrare i responsabili in indirizzo. Contattare il referente dei genitori: …………………………………………………..
Cordiali saluti, data……………………………………

Nome e Cognome
Firma
































* [per le scuole medie sostituire con “A Tempo Prolungato”]


Moduli integrativi a tutela del diritto dei genitori al Tempo Pieno e Prolungato

A cura del COORDINAMENTO NAZIONALE IN DIFESA DEL TEMPO PIENO E PROLUNGATO
c/o Cesp Bo – cespbo@iperbole.bologna.it via San Carlo, 42 Bologna - tel 051.241336 fax 051.3371864
Tutti i materiali su www.cespbo.it

Scuola dell’Infanzia

Richiesta di apertura di sezione scolastica a Tempo Normale (Tempo Pieno, due insegnanti, su una sezione, 40 ore settimanali, 5 ore di compresenza)

Al Dirigente del Circolo/Istituto ........…………..……….Scuola………........……………………
e per suo tramite al Collegio dei Docenti dell’Istituto
Al Presidente del Consiglio di Istituto della suddetta Istituzione Scolastica
Al Direttore dell’USP della provincia di .........………………….…………………
Al Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale della regione ………………………….….
Al Ministro dell’Istruzione Pubblica Fioroni
All’Assessore all’Istruzione del Comune di …………………………….…………….
All’Assessore all’Istruzione della Regione…………………………….

I sottoscritti genitori di bambini/e in età dai 3 ai 6 anni per l'anno 2009/2010
RICHIEDONO
l’apertura di sezioni di scuola dell’Infanzia a tempo normale (Tempo Pieno, due insegnanti su una sezione, 40 ore settimanali, 5 ore di compresenza)*
La richiesta ha motivazioni sia pedagogiche (didattica a tempi distesi, socializzazione, possibilità di svolgere attività laboratoriali) sia sociali (necessità di avere i bambini in strutture pubbliche e di qualità per famiglie con lavori sempre più precari e flessibili).
La richiesta fa riferimento alle possibilità esplicitamente previste dal T.U. 297/94 Articoli 99 - 104 e seguenti, nonché successive modifiche ed integrazioni.
Disponibili alla costruzione comune di questa importante opportunità didattica e sociale per i nostri bambini, chiediamo di poter incontrare i responsabili in indirizzo. Contattare il referente dei genitori: …………………………………………………..
Cordiali saluti,
data……………………………………

Nome e Cognome
Firma
































Moduli integrativi a tutela del diritto dei genitori al Tempo Pieno e Prolungato

A cura del COORDINAMENTO NAZIONALE IN DIFESA DEL TEMPO PIENO E PROLUNGATO
c/o Cesp Bo – cespbo@iperbole.bologna.it via San Carlo, 42 Bologna - tel 051.241336 fax 051.3371864
Tutti i materiali su www.cespbo.it








www.cespbo.it/testi/2008_4/moduli_sezioni.doc

La ricerca educativa e la costruzione del curricolo flessibile.

http://web.archive.org/web/20020411032417/www.scuolaericerca.it/curricoloflessibile/mappa.html

martedì 23 dicembre 2008

EUROPEANA.

EUROPEANA: arte e cultura d'Europa in rete




Logo del sito Europeana.eu
Europeana è un progetto finalizzato alla creazione di una Libreria Digitale che raccoglie, su web, le risorse del patrimonio culturale, storico e artistico europeo.



Il primo prototipo del sito web, che consente a qualsiasi utente europeo di accedere a 2 milioni di risorse digitali, è stato lanciato da Viviane Reding, Commissario Europeo all’Informazione e ai Media, nel novembre 2008.









Cos'è Europeana



Immaginate
di poter ammirare una tela esposta alla Galleria degli Uffizi di
Firenze mentre vi trovate a Londra, o di vedere le opere del Van Gogh
Museum di Amsterdam direttamente dal vostro personal computer.

Questo è quanto reso possibile dal progetto Europeana - Europe's digital library, museum and archive, nato nel luglio 2007 con l’obiettivo di permettere ad ogni cittadino europeo l’accesso diretto online a 2 milioni di oggetti digitali:
pellicole cinematografiche, foto, dipinti, brani musicali, mappe
geografiche, manoscritti, libri, giornali, attinti al patrimonio
storico, artistico e culturale dei 27 stati membri.

I contenuti
digitali sono stati selezionati fra quelli già disponibili in versione
numerica presso i musei, le biblioteche, gli archivi e le collezioni di
opere audio-video di tutta Europa.

L’interfaccia di fruizione, inizialmente in Francese, Inglese e
Tedesco, sarà resa multilingua e, entro il 2010, il numero delle opere
in consultazione su web diventerà pari a 6 milioni.

Il primo prototipo del sito, lanciato nel novembre 2008,
è stato visitato da 10 milioni di utenti nell’arco di un’ora,
un’affluenza talmente elevata cui i server di Bruxelles non hanno
retto. Al momento si sta pertanto lavorando alla sua riapertura in una
versione più robusta. Il lancio è stato rimandato a Gennaio 2009. Una
demo del sito, e tutto le informazioni sul progetto, sono su http://dev.europeana.eu/


























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http://www.innovascuola.gov.it/opencms/opencms/innovascuola/07_news/content/Europeana.html

Ministro-Assessori Regionali/2: "pesa" il nodo dell’organizzazione della rete scolastica.


Il piatto piange anche per lo schema di regolamento concernente l'organizzazione della rete scolastica che le Regioni sono tenute ad assicurare "... per l'anno scolastico 2009/2010, nel rispetto dei parametri fissati dall'art. 2 del decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 1998, n. 23, da realizzarsi comunque non oltre il 31 dicembre 2008".
Viceversa per gli anni scolastici 2010/2011 e 2011/2012, l'art. 3 del decreto legge n.154/2008 ha previsto, "entro il 15 giugno 2009, la stipula di un'intesa in sede di Conferenza Unificata per disciplinare l'attività di dimensionamento della rete scolastica, ai sensi del comma 4, lettera f)-ter, con particolare riferimento ai punti di erogazione del servizio scolastico".
La maggioranza delle Regioni ha considerato non "accoglibile" la bozza di regolamento sul dimensionamento presentata dal Governo, ritenendola lesiva delle loro competenze. "Noi chiediamo - ha aggiunto l'assessore toscano Simoncini - su questo un confronto per arrivare ad intesa sulla base di documenti condivisi e di criteri che non rispondano solo ad una logica burocratica".
Il Presidente della Conferenza delle Regioni Errani ha sottolineato che "la riorganizzazione della rete scolastica deve essere realizzata attraverso un'intesa...e pensare di anticipare surrettiziamente i contenuti di questo futuro accordo è un escamotage che non può essere accettato". Perciò, ha concluso Errani "sarebbe stato opportuno che l'esecutivo avesse stralciato dalla versione del regolamento ogni riferimento alla definizione dei piani di dimensionamento".
La possibilità, perciò, di trovare un'intesa formale "forte" in Conferenza Unificata sullo schema di regolamento appare assai complicata e potrebbe concretizzarsi solo se dovesse prendere corpo un pacchetto di modifiche aperte nei singoli passaggi alle proposte dei determinati interlocutori regionali.
La "trattativa" non sarà facile né agevole perché occorre in primo luogo fare chiarezza sui poteri e sugli strumenti che spettano allo Stato, alle Regioni ed agli enti locali ed infine alle istituzioni scolastiche per garantire un servizio di istruzione di qualità. Certamente sarebbe controproducente un conflitto Governo-Regioni, con inevitabili ricadute negative sulla scuola.
http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=19094
H.P. http://www.tuttoscuola.com/

lunedì 22 dicembre 2008

Istat, l'11% delle famiglie italiane vive in condizioni di povertà di Claudio Tucci.


Nel 2007, in Italia, vivono 2 milioni e 653mila famiglie in condizioni di povertà relativa. Si tratta dell'11,1% del totale delle famiglie residenti che, presto, potrebbero crescere di un ulteriore 8% di nuclei "a rischio", con consumi, cioè, prossimi o superiori di appena il 10% alla soglia standard di povertà. Che per una famiglia di 2 persone equivale a 986,35 euro di spesa media mensile (in aumento dell'1,6% rispetto alla linea del 2006). Complessivamente, nel nostro Paese, esistono 7 milioni e 542mila italiani poveri, il 12,8% dell'intera popolazione. Situazione peggiore nel Sud, dove l'incidenza della povertà relativa è 4 volte superiore alla media nazionale e tra le famiglie più numerose, in particolare, con 3 o più figli, soprattutto, minorenni. A rivelarlo è l'annuale indagine dell'Istat sulla povertà relativa in Italia, condotta su un campione di 28mila famiglie, presentata, a Roma, nella sede dell'istituto, che evidenzia una sostanziale stabilità, tra il 2006 e il 2007, dell'incidenza della povertà relativa delle famiglie italiane, ancora fortemente associata a scarsi livelli d'istruzione e all'assenza del posto di lavoro.

Segmento emergente della povertà italiana sono, poi, i profili professionali bassi (i cosiddetti working poor) e tra le donne, spicca il peggioramento di condizione delle signore anziane sole e delle donne separate con i figli a carico. «In Italia - spiega Linda Laura Sabbadini, dirigente di ricerca dell'Istat - c'è un serio problema di povertà dei minori che non è conosciuto nel resto d'Europa». Sabbadini annuncia, poi, come l'Istat stia ultimando un indicatore della povertà assoluta, che andrà indietro, anche, di 2/3 anni, da affiancare a quello relativo, per poter così fotografare, nel complesso, il fenomeno povertà nel nostro Paese.

Dalla ricerca emerge, poi, come oltre un quinto delle famiglie con 5 o più componenti si trovino in condizione di povertà relativa. Una percentuale che sale a un terzo nel Mezzogiorno. Ma, anche, la difficoltà a trovare lavoro o un'occupazione qualificata determina livelli di povertà più elevati. In generale, spiegano dall'Istituto, le famiglie con componenti occupati presentano incidenze di povertà più contenute, ma se all'interno del nucleo vi sono persone in cerca di occupazione, il disagio assume una forte rilevanza: ben il 19,9% di queste famiglie, per lo più coppie con 2 e 3 figli, vivono in condizioni di povertà.

Sostanzialmente, negli ultimi 5 anni, l'incidenza di povertà in Italia è rimasta stabile, anche se, spiegano dall'Istat, tra chiari e scuri. Un peggioramento si assiste tra le tipologie familiari che tradizionalmente presentano una bassa diffusione del fenomeno povertà, soprattutto, famiglie di 3 componenti e con persone anziane a carico. Colpa, soprattutto, del caro vita e della forte crisi dei consumi registrata in questi ultimi tempi. Anche se, spiegano dall'Istat, il fenomeno ha interessato non solo i poveri, ma tutti i segmenti della popolazione e, quindi, la povertà relativa è rimasta pressocché identica. Segnali di miglioramenti, invece, si osservano tra le famiglie di monogenitori e tra le famiglie con a capo un lavoratore autonomo, specialmente, se in proprio. Tra le note migliori, spicca il deciso miglioramento, nel Mezzogiorno, tra le famiglie con 5 o più componenti, in particolare, coppie con 3 o più figli e con 3 o più figli minori. Ma è un aumento, sottolineano dall'Istat, dovuto, probabilmente, agli interventi a sostengo dei figli disposti in questi anni, come sgravi fiscali, detrazioni e assegno al terzo figlio. Insomma, nel Sud la povertà resta forte e si tratta di un fatto dai connotati sempre più gravi.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2008/11/istat-poverta.shtml?uuid=6c1281d0-aa64-11dd-9c6a-39fa5cb05797&DocRulesView=Libero

La povertà relativa in Italia
http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20081104_00/

domenica 21 dicembre 2008

Rapporto Timss 2007 (Trend in international Mathematics and Science study):



Ai primi posti, e in crescita, negli studi mondiali di valutazione delle competenze
Risultati ottimi in matematica e scienze, i migliori nel Nord-est Scuola, il primato dei bimbi italiani figli delle 'vecchie' elementari di SALVO INTRAVAIA

Scuola, il primato dei bimbi italiani figli delle 'vecchie' elementari
La scuola elementare italiana consolida il suo primato internazionale. La conferma arriva dal rapporto Timss 2007 (Trend in international Mathematics and Science study): l'indagine che misura le competenze in Matematica e Scienze degli alunni al quarto e all'ottavo anno di scolarità. L'edizione 2007 del Timss riporta i dati relativi agli alunni di 59 paesi distribuiti nei 5 continenti e, per l'Italia, fa il paio con i confortanti risultati di un'altra indagine internazionale: il Pirls 2006 (Progress in international reading literacy study), che indaga sulla comprensione della Lettura dei bambini al quarto anno di scolarità.

I dati sono stati diffusi pochi giorni fa e assumono una particolare importanza nel nostro Paese in vista della soppressione del cosiddetto "modulo" (tre insegnanti su due classi) alla scuola primaria varato dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. Infatti, gli importanti risultati conseguiti dalla scuola primaria italiana sembrano proprio essere figli proprio del Modulo che introdotto nel 1990 dal prossimo anno cesserà di esistere lasciando spazio ad un maestro "prevalente" che insegnerà nella stessa classe per 22 ore settimanali lasciando ad un secondo insegnante il completamento dell'orario a 24, 27, 30 o 40 ore settimanali.

Rispetto all'edizione del 2003 i bambini italiani migliorano le loro performance, confermandosi ai primi posti in Europa dove si piazzano all'ottavo posto in Matematica (con 507 punti) e al quarto posto in Scienze (con 535 punti). Risultato che assume maggiore importanza se si considera che i nostri alunni di quarta elementare, con una età media di 9,8 anni, sono più piccoli dei corrispondenti compagni degli altri paesi: tutti con età superiore a 10 anni. A livello mondiale la concorrenza dei paesi asiatici (Hong Kong, Cina e Singapore ai primi posti) fa scivolare l'Italia al sedicesimo posto in Matematica e al decimo posto in Scienze, sempre e comunque con un "rendimento significativamente più alto della media internazionale", a quota 500 punti. I bambini italiani prevalgono su quelli svedesi e norvegesi e, in Scienze, anche sui compagni tedeschi.

L'indagine è condotta dall'Iea (International association for the evaluation of educational achievment), la stesso centro studi di Boston nel Massachussets che si occupa del rapporto Pirls, dove i bambini italiani piazzandosi al secondo posto in Europa e all'ottavo il mondo fanno un figurone. Il Timss mostra che gli alunni del Nord-est italiano sono in assoluto i più bravi mentre quelli del Sud-isole arrancano. Trend opposto per i ragazzini all'ottavo anno di scolarità. Gli alunni che frequentano la terza media in Italia rimediano l'ennesima figuraccia. Con 480 punti in Matematica e 495 in Scienze perdono terreno rispetto al 2003 e si collocano al di sotto della media internazionale.
(20 dicembre 2008)

http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-8/elementari-al-top/elementari-al-top.html

Scompare il modulo. Resta il tempo pieno (ma quale?) di Gianni Gandola e Federico Niccoli

Il Consiglio dei ministri ha approvato la bozza di schema di regolamento “Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione ai sensi dell’art.64 del Dl n.112/2008”, già presentata alle Regioni.
Questa volta occorre riconoscere che – per quanto riguarda la scuola primaria - molte nebbie si sono diradate e che le recenti dichiarazioni del ministro Gelmini hanno avuto un seguito. Ma vediamo di sottolineare, in sintesi, alcuni passaggi significativi.

1. Innanzi tutto è chiaro, in via definitiva, che “il tempo scuola della primaria è svolto secondo il modello dell’insegnante unico o prevalente che supera il precedente assetto del modulo e delle compresenze” (art.4, comma 3). Senza ombra di dubbio questo è il modello pedagogico di riferimento della scuola elementare. Si decreta pertanto la fine dell’organizzazione modulare, vale a dire del modello introdotto dalla legge di riforma n.148/1990, fondato sul gruppo docente e sulla suddivisione degli ambiti disciplinari.

2. C’è da rilevare, rispetto alle bozze precedenti, che questo vale non solo per le classi prime a.s. 2009/2010, ma anche per le altre classi. Le classi successive alla prima - dice il 4° comma dell’art.4 - funzionano secondo i seguenti modelli orari: a) 27 ore, secondo quanto previsto dal decreto lgs.n.59/2004 (Moratti), senza compresenze; b) 30 ore, comprensive delle attività opzionali-facoltative (decreto Moratti), senza compresenze e nei limiti dell’organico assegnato per l’a.s. 2008/2009. Questo vuol dire che in tutti i modelli orari, siano essi a 24, a 27 o a 30 ore, non essendo più previste le compresenze dei docenti, l’insegnante è unico e/o prevalente.
Di fatto il tempo scuola dei moduli (27-30 ore di scuola) resta ma cambia la sostanza, l’assetto organizzativo: non c’è più la pluralità docente, non c’è più il “modulo” (che attualmente riguarda il 75% delle classi di scuola elementare sul territorio nazionale). Questo è dunque il dato saliente, l’aspetto principale delle modifiche dell’assetto ordinamentale introdotte dal regolamento.

3. L’altra articolazione dell’orario prevista è quella delle 40 ore “corrispondenti” al tempo pieno, nei limiti dell’organico assegnato per l’a.s. 2008/09 (comma 4, art.4). Si precisa che le classi a tempo pieno sono attivate a richiesta delle famiglie, sulla base di uno specifico progetto formativo integrato e delle disponibilità di organico assegnate, nonché in presenza delle necessarie strutture e servizi. Per la determinazione dell’organico di dette classi è confermata l’assegnazione di due docenti per classe (comma 7, art.4). Da queste proposizioni si evincerebbe che è confermato l’organico del tempo pieno classico, tradizionale, vale a dire due docenti contitolari per classe di TP, compresenze incluse (tant’è che la legge n.176 del 25 ottobre 2007, ministro Fioroni, non solo non viene abrogata, ma viene espressamente richiamata tra i riferimenti legislativi in premessa). Ma sempre nello stesso comma si aggiunge che “le maggiori disponibilità di orario rispetto alle 40 ore del modello di tempo pieno sono utilizzate per una maggiore diffusione del tempo pieno medesimo”. Ora, cosa sono “le maggiori disponibilità di orario rispetto le 40 ore di scuola” dei bambini se non le 4 ore di compresenza dei due docenti che effettuano insieme un orario di servizio di 44 ore? Sembra pertanto che anche nel modello delle “40 ore” non siano più previste le compresenze e questo lascia pensare che verrà assegnato alle scuole (come già è accaduto a Milano qualche anno fa in epoca Moratti) un organico sufficiente a garantire le 40 ore di scuola agli alunni, al netto delle compresenze appunto. Naturalmente, anche qui, si ribadisce che a livello nazionale rimane confermato il numero dei posti attivati complessivamente per l’a.s. 2008/09.

4. Par di capire che il tempo pieno (senz’altro inteso come “40 ore”) verrà garantito come una sorta di riserva indiana, nei centri ove è presente. Si tratterà di vedere poi se senza o con le compresenze dei docenti, dato non irrilevante, essendo le compresenze un elemento essenziale del tempo pieno, il “valore aggiunto” che contraddistingue le migliori esperienze di questo modello scolastico consentendo attività di recupero per gruppi di alunni, classi aperte, attività laboratoriali, uscite didattiche, ecc.

5. In tutto questo bailamme un dato è certo. Il riferimento al DPR n.275 del 1999, Regolamento sull’autonomia scolastica, pur presente in premessa, di fatto è sostanzialmente ignorato e/o contraddetto. Il ministero non si limita ad assegnare alle scuole un organico docenti sulla base del tempo scuola che si intende effettuare, ma indica anche il modello didattico-organizzativo da adottare (il maestro prevalente). Questo rappresenta uno sconfinamento di campo evidente rispetto a quanto prevede il Regolamento sull’autonomia scolastica, secondo il quale è competenza esclusiva delle scuole stabilire le modalità di impiego dei docenti (organizzazione didattica, suddivisione degli insegnamenti e degli ambiti disciplinari, ecc.).

Insomma, siamo di fronte ad uno stravolgimento, ad un cambiamento radicale della scuola primaria, vale a dire proprio di quel segmento del nostro sistema di istruzione che ha dato prova in questi anni di funzionare bene secondo i vari indicatori di qualità a livello internazionale (si vedano, ultimi in ordine di tempo, i dati dell’indagine internazionale TIMSS sugli apprendimenti in matematica e scienze).
Il senso di tutto questo? E’ ben rappresentato da un’affermazione di qualche mese fa del ministro Tremonti: “Abbiamo un’ottima scuola primaria, ma è un lusso che non ci possiamo permettere”. Perché questa è la filosofia della “riforma” Gelmini.

Gianni Gandola, Federico Niccoli

http://scuolaoggi.org/index.php?action=detail&artid=4137
H.P. http://scuolaoggi.org

I PERCORSI DI FLESSIBILITA' DEL P.O.F.

I PERCORSI DI FLESSIBILITA'

Della scuola

Del sistema

Per affrontare le difficoltà

Per promuovere le eccellenze


Della scuola
Attraverso il Piano dell'offerta formativa l'autonomia costruisce le condizioni giuridiche, organizzative, professionali e di relazione per rendere flessibile l'attività educativa e per migliorarne così l'efficacia.
La flessibilità consente infatti di articolare il rapporto tra chi insegna e chi impara in forme non rigide e, quindi, di modellare la didattica sui modi e sui tempi di apprendimento dei giovani.
Tra le forme di flessibilità che le scuole possono adottare il Regolamento cita:
• l'articolazione modulare dell'orario annuale di ciascuna disciplina e attività
• la definizione di unità di insegnamento non coincidenti con l'unità oraria della lezione e l'utilizzazione degli spazi orari residui
• l'attivazione di percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio generale dell'integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo, anche per alunni in situazione di handicap
• l'articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso
• l'aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari.
A queste si deve aggiungere la possibilità di realizzare compensazioni tra discipline e attività della quota nazionale del curricolo e quella di decidere le discipline e le attività di una parte del piano di studio obbligatorio.
L'insieme dei meccanismi di flessibilità che ciascuna scuola può inserire nel suo Piano dell'offerta formativa, e in particolare l'articolazione modulare del monte ore annuale delle discipline e dei gruppi di alunni, consentono di rispondere alle esigenze dei singoli allievi con maggiore efficacia rispetto al passato. I tempi dell'insegnamento possono essere infatti combinati per realizzare, tra l'altro, all'interno del normale orario curricolare
• specifici percorsi di
- accoglienza
- continuità
- orientamento e/o riorientamento
• fasi di insegnamento intensivo seguite da altre di appoggio
• attività laboratoriali pluridisciplinari
• diminuzione del numero delle discipline mediante la concentrazione del loro monte ore annuale in un solo quadrimestre.
In tal modo l'anno scolastico non è più l'unica unità di misura per programmare le fasi dell'insegnamento e dell'apprendimento.
A loro volta i gruppi di alunni possono essere articolati per realizzare, tra l'altro, all'interno del normale orario curricolare
• gruppi più grandi per le lezioni frontali
• gruppi più piccoli per le esercitazioni, il sostegno, il recupero, l'approfondimento
• gruppi temporanei di livello e/o di riallineamento
• gruppi di laboratorio
• gruppi per le discipline opzionali
• gruppi per le discipline facoltative
In tal modo la classe - che comunque non viene abolita e continua a rispondere al principio dell'integrazione di ciascun alunno - non è più l'unità di misura unica per organizzare i gruppi di apprendimento.

Del sistema
L'intero sistema di istruzione e formazione diviene più elastico per mettere i giovani in condizione di costruire piani di studio pienamente aderenti ai loro progetti di vita.
L'innalzamento dell'obbligo di istruzione, l'introduzione dell'obbligo formativo a diciotto anni e le nuove norme sulla formazione professionale e l'apprendistato hanno infatti delineato un vero e proprio sistema formativo integrato.
Gli studenti delle scuole superiori possono così spaziare tra istruzione, formazione professionale e mondo del lavoro componendo percorsi che realizzano le loro capacità e attese.
In particolare, attraverso specifici interventi di orientamento e riorientamento, le scuole possono
• agevolare, se necessario, il passaggio degli studenti dall'uno all'altro degli indirizzi della scuola secondaria superiore (è il cosiddetto sistema delle passerelle)
• organizzare percorsi anche integrati di istruzione e formazione
- nel sistema dell'istruzione scolastica
- nel sistema della formazione professionale di competenza regionale
- nell'esercizio dell'apprendistato.
L'introduzione dell'obbligo formativo fino a diciotto anni ha infatti modificato profondamente i rapporti tra istruzione e formazione professionale e, per questo motivo, anche quelli tra le scuole e i Servizi per l'impiego (i quali ultimi hanno di recente sostituito i vecchi Uffici di collocamento).
Il D.P.R. 12 luglio 2000, n. 257 prevede infatti, in primo luogo, una azione coordinata tra istituzioni scolastiche, centri di formazione professionale e Servizi per l'impiego volta a un'efficace opera di informazione e orientamento dei giovani. Inoltre esso stabilisce che "le conoscenze, competenze e abilità acquisite nel sistema della formazione professionale, nell'esercizio dell'apprendistato, per effetto dell'attività lavorativa o per autoformazione, costituiscono crediti per l'accesso ai diversi anni dei corsi di istruzione secondaria superiore".
I ragazzi in questo modo non perdono nulla di ciò che hanno capitalizzato nei loro percorsi di apprendimento. Naturalmente queste conoscenze, competenze e abilità devono ottenere di volta in volta il carattere ufficiale di veri e propri cre-diti. Per questo il D.P.R. 257/2000 disciplina la loro valutazione da parte di "apposite commissioni costituite, all'inizio di ciascun anno scolastico [...] presso le singole istituzioni scolastiche interessate o reti delle medesime istituzioni. Le commissioni sono composte da docenti designati dai rispettivi collegi dei docenti coadiuvate da esperti del mondo del lavoro e della formazione professionale tratti da elenchi predisposti dall'amministrazione regionale".
Con le nuove norme sull'obbligo formativo le scuole possono progettare percorsi formativi integrati da realizzare in convenzione con agenzie di formazione professionale o con altri soggetti, pubblici e privati, che abbiano le stesse caratteristiche. Si tratta di percorsi destinati a potenziare le capacità di scelta degli alunni e a consentire i passaggi tra il sistema di istruzione e quello della formazione professionale.
L'articolo 7 del D.P.R. 257/2000 definisce le tipologie fondamentali di questi percorsi integrati:
a. percorsi con integrazione curricolare realizzati sulla base di accordi con le Regioni e le Province, eventualmente personalizzati in relazione ad azioni, progetti o accordi internazionali, in esito ai quali si consegue il diploma di istruzione secondaria superiore e una qualifica professionale. La realizzazione di questa tipologia di percorsi è consentita dal comma 5 dell'art. 8 del Regolamento dell'Autonomia;
b. percorsi con arricchimento curricolare, realizzati cioè con l'aggiunta al curricolo di discipline e attività facoltative. Anche questa tipologia di percorsi richiede accordi con le Regioni e gli Enti locali e si avvale del supporto normativo del regolamento dell'Autonomia, in particolare del comma 2 dell'art. 9. In esito a questi percorsi si consegue il diploma di istruzione secondaria superiore e la certificazione di crediti spendibili nella formazione professionale.
Anche con questo tipo di integrazione la flessibilità del sistema consente di rispondere con efficacia ai problemi - diversi tra loro, ma ugualmente importanti - posti dal sostegno alle difficoltà e dalla promozione delle eccellenze.

Per affrontare le difficoltà
Nel Piano dell'offerta formativa ciascuna scuola mette a punto e descrive gli strumenti di flessibilità interna ed esterna destinati a rispondere alle difficoltà di apprendimento o ad altri disagi degli alunni. Le scuole possono così organizzare, tra l'altro, nel normale orario curricolare
• moduli di allineamento, paralleli a quelli delle varie classi, indirizzati a piccoli gruppi nei quali gli allievi, oltre a proseguire il normale programma di studio, sono guidati a lavorare sulle carenze individuali
• discipline e attività nelle quali gli alunni possono ottimizzare l'uso delle proprie capacità
• moduli di passaggio da un indirizzo a un altro della scuola superiore
• moduli di passaggio dal sistema di istruzione a quello della formazione professionale
• moduli di riallineamento per chi rientra nel sistema di istruzione.

Per promuovere le eccellenze
Nel Piano dell'offerta formativa ogni scuola definisce e illustra gli strumenti di flessibilità interna ed esterna destinati a promuovere il pieno sviluppo della personalità degli alunni e a valorizzarne le potenzialità. Le scuole possono così organizzare, tra l'altro, nel normale orario curricolare o nella quota facoltativa del curricolo
• moduli di approfondimento per gruppi di eccellenza
• moduli di riorientamento per la scoperta di specifiche vocazioni
• discipline e attività destinate a costruire crediti formativi aggiuntivi.
http://www.pubblica.istruzione.it/argomenti/autonomia/definisce/default.htm

venerdì 19 dicembre 2008

Risorse online per la scuola.


http://www.apprendereinrete.it/Risorse_online_per_la_scuola/Risorse_online_per_la_scuola.kl


http://www.apprendereinrete.it/

Scuole: partner del futuro




Con questo motto il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Federale Tedesca ha dato vita a un'iniziativa tesa a promuovere la lingua tedesca nel sistema educativo di altri Paesi.

L'iniziativa è finalizzata alla costruzione di una rete mondiale di scuole partner per promuovere nei giovani l'interesse per la Germania moderna, la sua società e la sua lingua.
1000 scuole dovranno fare parte di questa rete curata dalle due organizzazioni intermediarie, la Zentralstelle für das Auslandsschulwesen (Ufficio Centrale per i Rapporti con le Scuole Estere) e il Goethe-Institut.

In Italia, nel panorama del sistema scolastico-educativo, il Goethe-Institut si occuperà di tre scuole partner. Il Goethe-Institut coordinerà queste scuole e le sosterrà nella preparazione e nello sviluppo della loro offerta nell'ambito dell'insegnamento della lingua tedesca.

Il Goethe-Institut si occuperà in particolare di:

* Borse di studio da assegnare ad alunni e alunne per la frequenza di corsi di lingua in Germania
* Progetti e attività per alunne e alunni riguardanti l'insegnamento del tedesco/la Germania
* Dotazione di attrezzature e materiali per l'insegnamento della lingua tedesca
* Piattaforma di studio e pagina web interattiva per alunni
* Corsi di aggiornamento per insegnanti in Italia e borse di studio inerenti corsi di aggiornamento in Germania

Da parte loro, le scuole partner sono invitate a prendere in considerazione i seguenti punti:

* La scuola è attiva nell'ambito dell'insegnamento integrato della lingua tedesca o nell’ambito CLIL o si occupa di altri innovativi progetti pedagogici che possono essere sostenuti da quest’iniziativa.
* La scuola è disponibile a cooperare nell'ambito dell'iniziativa con le Scuole Medie all’interno del territorio in cui opera.
* La scuola sostiene l’organizzazione di corsi di aggiornamento e di attività scolastiche nell'ambito di quest'iniziativa.
* Sussiste la disponibilità di cooperare con un collaboratore del Goethe-Institut esperto nell'insegnamento della lingua tedesca.

Contatto: Doris Martorana
Goethe-Institut Rom
Via Savoia 15 00198 Roma
tel. +39 06 84400536
Mail didattica3@rom.goethe.org
http://www.goethe.de/Ins/it/lp/lhr/prj/psc/itindex.htm
Link utili: Scuole: partner del futuro U.R.L. ( http://www.pasch-net.de/ )

RISORSE E RILANCIO DELLA SCUOLA di Massimo Bordignon

19.12.2008
I confronti internazionali dimostrano che la scuola italiana ha bisogno di serie riforme strutturali. Non di tagli indiscriminati e politiche pasticciate. Ma il rilancio del sistema scolastico richiede ingenti risorse. Illusorio pensare che si possano trovare somme aggiuntive rispetto a quelle già elevate che vi si spendono. Eliminando le numerose inefficienze gestionali e organizzative del servizio, che producono un elevato rapporto docenti studenti, si potrebbero risparmiare fondi da reinvestire nell'istruzione. Oltretutto con costi sociali limitati.
I commenti ricevuti a un recente articolo con Alessandro Fontana sulla questione degli investimenti nella rete scolastica richiedono qualche risposta sui dati e qualche puntualizzazione ulteriore sulle proposte, per evitare fraintendimenti.
I NUMERI DELLA SCUOLA
Cominciamo con i numeri. In calce all'articolo, presento quattro documenti: Education at a glance, 2007 (di qui in avanti “Ocse”); il Quaderno bianco sulla scuola, 2007 (“Qb”, un lavoro congiunto ministero della Pubblica istruzione e ministero dell'Economia); il Rapporto intermedio sul Mpi, 2007 (“Ri”) e il Rapporto conclusivo sul Mpi, 2008 (“Rc”), i due rapporti preparati dalla Commissione tecnica sulla finanza pubblica (“Ctfp”), nell’anno in cui è stata operativa, prima che Tremonti la chiudesse. I dati che cito di seguito sono riportati e commentati in queste fonti, mentre le proposte sono indicate e discusse in maggior dettaglio nei due Rapporti della Ctfp, nella quale ho svolto il ruolo del coordinatore del gruppo sul ministero della Pubblica istruzione. Ecco i numeri principali:
SPESA
1) La spesa pubblica sull’istruzione primaria e secondaria in rapporto al Pil è in Italia approssimativamente uguale a quella media Ocse e dei principali paesi europei. Nel 2004 (ultimo dato disponibile) era pari al 3,3 per cento del Pil, mentre la media Ocse era del 3,6 per cento e quella europea del 3,4 per cento (Ocse: Table B.2, p. 208).La spesa per studente per l'istruzione primaria e secondaria è tuttavia più alta in Italia che all’estero (mentre è più bassa quella per l’università), a seguito della sfavorevole situazione demografica. Nel 2004, a parità di potere d’acquisto, era pari a 7.390 dollari per la primaria e a 7.843 per la secondaria, contro, rispettivamente, 5.832 e 7.226 nella media Ocse e 5.778 e 7.236 per la media europea (Ocse: Table B.1, p. 186).In percentuale, l’Italia spende di più per la spesa corrente, il 93 per cento, mentrela media Ocse è pari al 91 per cento (Ocse: Table B.6.2, p. 261).
2) La spesa per il personale copre l’81 per cento del totale della spesa, poco più della media Ocse (Ocse: Table B.6.2, p. 260). Comunque, il Quaderno bianco, riaggregando in modo diverso gli stessi dati per il 2003, raggiunge la conclusione che in Italia la spesa diversa dal personale copre solo il 14 per cento del totale, contro una media Ocse del 18 per cento (e il 23 per cento nel Regno Unito, il 31 per cento in Finlandia, e così via) (Qb: Tavola 1.6, p. 39). Per capirsi, ciò significa che spendiamo proporzionalmente di meno degli altri per l’edilizia scolastica, la dotazione infrastrutturale delle scuole, i servizi agli studenti (mense, trasporti) eccetera.
DOCENTI
3) L’elevata spesa per studente, e l’elevata spesa per il personale sul totale, dipende essenzialmente dal fatto che in Italia ci sono più insegnanti per studente (e personale Ata). In Italia, nel 2005, c’era un docente ogni 10,6 alunni nella scuola primaria e un docente ogni 10,7 studenti nella scuola secondaria. Le cifre corrispondenti per la media Ocse erano 16,7 e 13,4 (14,9 e 12,2 per la media europea) (Ocse: Table D.2.2, p. 260). Si osservi inoltre che i confronti internazionali sono basati solo sulla didattica frontale. Includono per esempio gli insegnanti di religione, ma escludono gli insegnanti di sostegno, che in Italia sono l’11 per cento del totale degli insegnanti. Su dati 2004, il Qb calcola che per 100 studenti ci siano in Italia 9,2 docenti di base, contro una media Ocse di 7,5, che diventano 10,7 se si considerano anche i docenti di sostegno e 11,5 se si considerano le varie figure che per disparate ragioni non insegnano (Qb: tavola 1.7, p. 41).
4) L’elevato numero di docenti dipende, tra l’altro, dal fatto che i docenti italiani insegnano meno dei corrispondenti esteri, tra il 10 e il 15 per cento in meno a seconda del livello di scuola (Qb: tavola 1.18, p. 63). Tuttavia, ciò non si traduce proporzionalmente in una maggior spesa, perché gli insegnanti italiani sono pagati molto di meno che in altri paesi, approssimativamente il 10 per cento in meno a parità di ora insegnata (Qb: tavola 1.19, p. 63). In più, la loro carriera retributiva è straordinariamente piatta e sono assenti, o minimi, gli elementi di retribuzione aggiuntiva che sono viceversa assai rilevanti in altri paesi (Qb: tavola 1.21, p. 65). Anche per questo la femminilizzazione del corpo insegnante in Italia ha raggiunto livelli più elevati che altrove, tra il 22 e l’8 per cento in più a seconda del livello di scuola considerato (Qb: tavola 1.16, p. 61). In termini di distribuzione regionale, il rapporto insegnanti-studenti è più o meno uniforme sul territorio, con una presenza maggiore di insegnati curriculari al Nord, dove il tempo pieno è molto più diffuso (Qb: figura 1.19, p.45), e di docenti di sostegno al Sud (all’incirca, c’è un insegnante di sostegno per ogni 2 studenti diversamente abili al Nord, e un insegnante di sostegno ogni 1,5 studenti diversamente abili al Sud, mentre la quota di alunni diversamente abili è più o meno la stessa (Ri: tabelle 14-16, p. 151).
In termini di dinamica, i docenti curriculari sono rimasti sostanzialmente stabili nell’ultimo quinquennio (con ricomposizioni tra livelli di scuola), mentre una crescita molto più accentuata hanno conosciuto gli insegnanti di sostegno (Rc: tabella 10, p. 241).Questi numeri segnalano comunque un forte sforzo finanziario nell’istruzione da parte del settore pubblico, ma i risultati non sono soddisfacenti.
RISULTATI
5) In assenza di un sistema di valutazione nazionale degli apprendimenti, possiamo solo affidarci ai risultati dei test internazionali. Questi ci dicono che la scuola elementare funziona abbastanza bene, ma i risultati per i test Pisa sui quindicenni (Ocse, Qb, Ri: tabella 12, p. 149) sono disastrosi, soprattutto quelli relativo alla matematica, dove siamo al ventiseiesimo posto su ventinove paesi. Ciò è preoccupante, perché tutte le indagini mostrano una forte correlazione positiva tra i risultati di questo test e gli indicatori di sviluppo economico: crescita del Pil, numero di brevetti, capacità di adottare nuove tecnologie, investimenti in R&D e così via.
6) Né ci possiamo consolare sul piano dell’equità. Al contrario, sempre i test internazionali ci dicono che esiste una forte varianza nei risultati dei test per tipologia di scuola, per localizzazione territoriale e per singoli istituti. Nello stesso paese e con un sistema educativo formalmente uniforme sul territorio nazionale, abbiamo Singapore (il Trentino-Alto Adige) e la Thailandia (le due Isole). Più in generale, la distanza Nord–Sud è talmente elevata da risultare sostanzialmente inspiegabile, anche considerando le differenze esistenti nel contesto socio-economico, nelle risorse impiegate e nelle condizioni dell’edilizia scolastica (Rc, tabella 5, p. 223). Né le cose sono migliori in termini di equità sociale. Al contrario, tutte le analisi mettono in evidenza come la scuola italiana tenda a riprodurre, piuttosto che a correggere, le differenze pre-esistenti di classe sociale (Qb: parte 1, capitolo 3, p. 16-28). Per inciso, questo sottolinea anche la miopia di politiche tese a ridurre il tempo pieno nella scuola primaria. Le analisi mostrano come il tempo pieno, e la presenza di personale docente stabile, sia viceversa uno strumento molto efficace nel ridurre l’influenza del background familiare sulle scelte e l’esito degli studi degli alunni, oltre ad aumentare la possibilità di accesso al mercato del lavoro per le donne.
Questa, in breve, la situazione. Ma forse la sintesi più efficace è rappresentata dalla figura del rapporto Ocse che mette a confronto il risultato dei test Pisa con la spesa cumulata per studente dai 6 ai 15 anni (Ocse: chart B7.2, p. 265). Mostra come l’Italia sia un chiaro “outlier” rispetto agli altri paesi: spendiamo molto (siamo al quarto posto), ma otteniamo poco (siamo al terz’ultimo posto).
LE POLITICHE PER LA SCUOLA
I numeri provano al di là di ogni dubbio che la scuola italiana ha bisogno di serie riforme strutturali. Esattamente il contrario di tagli indiscriminati e politiche pasticciate, come quelle tentate dal governo, che oltretutto, come appare già del tutto evidente, non sono in grado di funzionare. In particolare, nel rapporto Ctfp, si propone:
1) l’introduzione di una valutazione universale, oggettiva, e ripetuta delle scuole: senza di questo, non siamo in grado di identificare le scuole in maggiore difficoltà e di intervenire di conseguenza. L’Invalsi ha già predisposto i test relativi, mancano solo i soldi;
2) la restituzione alle famiglie dei risultati delle valutazioni delle scuole, in particolare del “valore aggiunto” attribuito dalla scuola rispetto alla qualità degli entranti, per incentivare il controllo delle famiglie sull’operato delle scuole;
3) il rafforzamento dell’autonomia scolastica, responsabilizzando e valutando sul serio i dirigenti scolastici sulla base dei risultati delle scuole;
4) l’aumento delle retribuzioni dei docenti che sono disponibili a investire di più nella scuola, fino a prevedere l’introduzione di una carriera per gli insegnanti, basata sul merito e la valutazione periodica del loro operato;
5) l’introduzione di politiche tese a attrarre i laureati migliori nell’insegnamento, introducendo contratti formazione–lavoro fino dal momento dell’ingresso nelle scuole di formazione;
6) la ripresa degli investimenti nell’edilizia scolastica sulla base della prevista, ma mai redatta anagrafe nazionale;
7) la ripresa dei programmi di educazione degli adulti, su cui spendiamo cifre talmente basse da essere ridicole, nonostante che la qualità del capitale umano della nostra forza lavoro costituisca un chiaro vincolo alla ripresa dello sviluppo economico.
LE RISORSE PER LA SCUOLA
Tutti questi interventi richiedono ingenti risorse. Dove trovarle? Certo, piuttosto che buttare via i soldi per finanziare i debiti di Alitalia o per tagliare l’Ici ai benestanti, era meglio investirli nella scuola. Ma credere davvero che un paese che ha ancora il 104 per cento di debito pubblico sul Pil, una delle più alte pressioni fiscali nel mondo, che non cresce da dieci anni e che oltretutto ha una popolazione composta per il 20 per cento da anziani, possa permettersi di investire ulteriori risorse nella scuola, oltre a quelle che già spende, è una pia illusione. L’unica alternativa è dunque quella di cercare di utilizzare meglio le risorse che già abbiamo.
Per esempio, l’elevato numero di docenti per studente, causa principale dell’elevata spesa per studente, è solo in parte il risultato di scelte educative fondamentali del legislatore, quali il tempo pieno alle elementari. In buona misura, è invece il risultato di inefficienze organizzative e gestionali del servizio, come documentato in dettaglio in Qb, Ri e Rc. In particolare: 1) l’assenza di una capacità adeguata di programmazione dei fabbisogni di organico da parte del Mpi; 2) i conflitti e le sovrapposizioni di competenze tra livelli di governo; 3) orari scolastici eccessivamente lunghi, soprattutto nelle scuole professionali; 4) la presenza di incentivi perversi al livello dei dirigenti scolastici; 5) una serie di deroghe sulle dimensioni minime e massime delle classi eccessivamente generose e i cui effetti e benefici nessuno si è mai presa la briga di controllare; 6) una rete scolastica obsoleta, frammentata e inefficiente; 7) la mancanza di controlli adeguati e di verifica dei risultati sulle politiche di tutela per gli studenti diversamente abili. Rimuovendo queste inefficienze con politiche adeguate, come discusso in dettaglio nel Rc, sarebbe abbastanza facile liberare ingenti risorse in tempi ragionevoli.
E se di questi temi si potesse ragionare in modo non ideologico, sarebbe anche facile vedere che tutto ciò potrebbe essere ottenuto anche con costi sociali limitati. La popolazione attuale degli insegnanti, e del personale Ata, è infatti molta anziana; l’età media è attorno ai 51 anni. Significa che nel giro di un quinquennio, lo spazio di una legislatura, andranno in pensione tra i 150mila e i 200mila insegnanti, cioè tra il 20 e il 25 per cento del totale. Se con le politiche suggerite, si riuscisse a sostituire solo in parte questo personale, si potrebbero facilmente risparmiare risorse ingenti, dell’ordine dei 4-5 miliardi di euro, per poi reinvestirle nella scuola.
http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000820.html
altri link:

http://www.lavoce.info/binary/la_voce/articoli/libro_bianco_scuola.1198076977.1229620877.pdf

http://www.lavoce.info/binary/la_voce/articoli/education_at_a_glance.1229620878.pdf

http://www.lavoce.info/binary/la_voce/articoli/rapporto_revisione_spesa_pubblica.1223307155.1229621370.pdf

giovedì 18 dicembre 2008

ETWINNING, SEMINARI IN BASILICATA SUL GEMELLAGGIO ELETTRONICO TRA SCUOLE EUROPEE


http://etwinning.indire.it/

18, Dicembre 2008

Seminari provinciali di ottimo livello eTwinning (Il gemellaggio elettronico tra scuole europee) quello che si è svolto a Potenza presso l’I.T.C. “Francesco Saverio Nitti” in Via Anzio e a Matera presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Loperfido”di Matera promosso dall’Agenzia Lifelong Learning Programme LLP e l’Ufficio Scolastico Regionale di Basilicata con la partecipazione del MIUR - Rosario S. Maniscalco (Le politiche europee in materia di istruzione) e Silvia Dell’Acqua dell’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’ Autonomia Scolastica (eTwinning l’inizio di un “New Deal”, eTwinning: il nuovo portale).
Si sono svolti durante il seminario tre Workshop : dai prescelti Strumenti per l’innovazione,
al Social networking, al etwinning: evoluzione e potenzialità dell’Azione; c’è stata infine la presentazione delle “Best Practices” lucane e poi le conclusioni in plenaria.
Per l’anno scolastico in corso, i seminari eTwinning di livello iniziale e intermedio eTwinning - Formazione a.s. 2008/2009 Starting with eTwinning -Seminario di 1° livello a
cura dell’Ufficio ScolasticoRegionale, sono stati organizzati in varie istituzioni scolastiche della Regione 21 novembre 2008 ITC “F.S. Nitti” Potenza, 25 novembre 2008 ISIS “De Sarlo” Lagonegro e 28 novembre 2008 ITC “A. Loperfido” Matera al fine di consentire la massima partecipazione dei dirigenti e dei docenti interessati all’avvio e alla gestione di un gemellaggio elettronico, curati dalle referenti per la Basilicata, prof.ssa Marialuisa Sabino (istituzionale) e prof.ssa Patrizia Spedicato (pedagogico).
Lifelong Learning Programme LLP Il programma di apprendimento permanente dell’ Unione europea (2007-2013) sostiene la partecipazione ai processi educativi di ogni cittadino lungo tutto l’arco della vita e contribuisce così al raggiungimento dell’obiettivo strategico che l’Unione si è posta: “affermarsi come la società avanzata basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica al mondo, con uno sviluppo economico sostenibile, nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale, garantendo nel contempo una valida tutela dell’ambiente per le generazioni future” (Consiglio europeo di Lisbona 2000). L’obiettivo del Programma è, in particolare, promuovere all’interno dell’Unione gli scambi, la cooperazione e la mobilità tra i sistemi d’istruzione e formazione in modo che essi diventino un punto di riferimento di qualità a livello mondiale.
Il programma di apprendimento permanente ha integrato in un unico contenitore dal filo conduttore unitario i precedenti programmi nel campo dell’istruzione e della formazione “Socrates” e “Leonardo”.
Nell’ambito del Programma di apprendimento permanente 2007-2013, eTwinning è il gemellaggio elettronico tra scuole europee, un strumento per creare partenariati pedagogici innovativi grazie all’applicazione delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC).
Due o più scuole europee danno vita ad una collaborazione costante in una o più materie scolastiche e, attraverso l’uso delle TIC, condividono obiettivi, metodologia e risultati di uno o più progetti didattici.
Il lavoro prevede principalmente interazioni on line anche se poi molte scuole hanno autonomamente organizzato visite di scambio. Si può iniziare con un semplice progetto di corrispondenza tra due classi e sviluppare poi un partenariato pedagogico tra due scuole in cui la collaborazione avviene tra più docenti e tra i capi di Istituto.
Un progetto eTwinning favorisce l’innovazione didattica attraverso una efficace integrazione delle TIC, dimensione europea, capacità imprenditoriale e creatività.
Abbiamo chiesto alla Referente Istituzionale dell’Ufficio Scolastico Regionale Nucleo Autonomia Basilicata la prof.ssa Marialuisa Sabino gli Obiettivi specifici di eTwinning?
Così la prof.ssa Marialuisa Sabino ci ha risposto “Sono: sviluppare il lavoro in rete tra scuole: tutti gli studenti europei nel corso della loro carriera scolastica dovrebbero avere l’opportunità di partecipare insieme ai loro insegnanti ad un progetto pedagogico in dimensione europea;
• offrire agli insegnanti uno strumento per l’aggiornamento professionale, specialmente in relazione alla didattica collaborativi e agli aspetti pedagogici collegati all’uso delle tecnologie;
• contribuire a modernizzare i sistemi scolastici rendendoli più attraenti ai giovani di oggi.
Ancora Chi può partecipare a eTwinning?
• Prof.ssa Marialuisa Sabino “Tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado; è importante sottolineare che non si tratta di un progetto destinato ai docenti di lingua, ma ai docenti di qualsiasi materia, ai Dirigenti Scolastici e altro personale scolastico. Sono possibili partenariati a tutti i livelli: tra docenti, tra classi, tra dirigenti scolastici, tra personale non docente, tra scuole intere….

Cosa offre eTwinning ?
Sabino:”Tanto materiale e strumentazione per realizzare gemellaggi di qualità, del database per trovare il partner, kit progettati e brevi moduli, al social network in cui confrontarsi a livello europeo.
Come partecipare?
Sabino : “la procedura è molto semplice, consiste nella registrazione sul database con i dati della scuola e di un referente, oltre che in una breve idea progettuale:l’impostazione è quella del social network, una grande community, nella quale docenti di tutta Europa possono mettersi in contatto e confrontarsi.Una volta trovato il partner europeo con cui lavorare, si ha disposizione il twin space, piattaforma da utilizzare per la realizzazione del progetto comune.
Perché l’Ufficio Scolastico Regionale promuove l’Etwinning ?
Sabino: ” La finalità perseguita dall’Ufficio Scolastico Regionale di Basilicata è quello di trasformare i punti deboli della regione, orografia e infrastrutture, paesi isolati, in motivazione per aprire le porte all’Europa a livello virtuale. Con le continue iniziative formative e la dotazione di strumentazione tecnologica l’Ufficio Scolastico persegue una politica di sviluppo culturale e cooperazione a livello europeo nell’ambito dell’apprendimento permanente.

Il futuro?
La Referente Istituzionale ci risponde: “Implementare l’uso di Etwinning e delle T.I.C. (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) nel costruire conoscenza condivisa e nel contribuire al cosiddetto apprendimento per competenze; coordinamento con altre iniziative culturali.

ANTONIO CORBO
http://www.lucanianews24.it/?p=11903

domenica 14 dicembre 2008

"La scuola ricomincia navigando", un nuovo progetto per l'uso sicuro del web a scuola

L'UNICEF sponsor dell'iniziativa del Comune di Roma
Roma, 25 settembre 2007 - "La scuola ricomincia navigando" è il nuovo progetto a sostegno della navigazione protetta dei minori sul web e della sicurezza informatica della Presidenza del Consiglio Comunale di Roma, in collaborazione con Polizia Postale e delle Comunicazioni, UNICEF Italia, SicuramenteWeb - l'iniziativa ideata da Microsoft Italia per riaffermare l'impegno dell'azienda "per un mondo digitale migliore" -, Newsgeneration (lo spazio di informazione di Radio 1 dedicato al mondo dei giovani), e l'Assessorato alle Politiche Educative e Scolastiche del Comune di Roma.

Il progetto, presentato in occasione dell'apertura del nuovo anno scolastico, interesserà le scuole secondarie di primo grado del Comune di Roma, coinvolgendo insegnanti e studenti in attività didattiche e ludiche (tra cui anche la registrazione e la pubblicazione online di un video sul tema della navigazione in Internet), per promuovere - a partire proprio dai banchi di scuola - un uso consapevole e responsabile della Rete.

La presentazione al pubblico e alla stampa avverrà lunedì 1° ottobre 2007 presso l'Aula Giulio Cesare in Piazza del Campidoglio, sede del Comune di Roma, con inizio alle h. 11.

Interverranno:
Marco Verzaschi, Sottosegretario di Stato alla Difesa
Mirko Coratti, Presidente del Consiglio Comunale del Comune di Roma
Maria Coscia, Assessore alle Politiche Educative e Scolastiche del Comune di Roma
Domenico Vulpiani, Direttore del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni
Roberto Salvan, Direttore Generale dell'UNICEF Italia
Pierpaolo Taliento, Direttore Business & Marketing di Microsoft Italia
Alma Grandin, conduttrice di Newsgeneration - Radio 1 (moderatrice)

La conferenza stampa sarà preceduta, dalle h. 10 alle h. 10.45 e sempre all'Aula Giulio Cesare in Campidoglio, da una lezione inaugurale del progetto "La scuola ricomincia navigando" sui temi della sicurezza online, con il coinvolgimento attivo di alcuni studenti di scuola secondaria di primo grado.



http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3679