sabato 29 marzo 2008

Sistema Informativo Excelsior.







Excelsior è il Sistema Informativo realizzato per il decimo anno consecutivo da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro. Unioncamere, attraverso l’indagine Excelsior, intervista ogni anno oltre 100.000 imprese con almeno un dipendente di tutti i settori economici e di tutte le tipologie dimensionali, per chiedere di rendere noto in modo analitico il proprio fabbisogno di occupazione per l’anno in corso. Per ampiezza e profondità di analisi, Excelsior è lo strumento informativo più completo oggi a disposizione dell’opinione pubblica per la conoscenza dei fabbisogni delle imprese sul mercato del lavoro.

In base ai risultati dell’ultima indagine svolta, relativa ai programmi di assunzione delle aziende per il 2007, l’occupazione dovrebbe continuare a crescere: il saldo previsto tra assunzioni e uscite di personale si mantiene positivo e si attesta al +0,8% dello stock, pari alla creazione netta di 83.000 nuovi posti di lavoro nell’arco dell’anno (contro i 99.200 del 2006). Si tratta di un tasso di variazione inferiore di oltre un punto percentuale rispetto a quello stimato per il PIL e lascerebbe quindi presagire, nel breve termine, un maggior equilibrio tra crescita economica e produttività, anche come conseguenza di una generale riformulazione della domanda di lavoro a vantaggio dei profili a maggior qualificazione.

La crescita occupazionale attesa per il 2007 si presenta come sintesi di fenomeni di entità diversa dal passato. Il tasso in entrata è il più elevato dall’inizio di questo decennio (poco meno di 840.000 assunzioni, pari al 7,8% della base occupazionale) ma, al contempo, il fl usso delle uscite (oltre 756.000, pari a ben il 7,0% dello stock) risulta in crescita molto forte rispetto al 2006 (anno in cui si era attestato al 5,6%), indicando cosi un elevato turnover occupazionale all’interno del nostro tessuto di imprese industriali e terziarie.

Le piccole aziende sono quelle attraversate dai cambiamenti più profondi, che si riflettono in maniera evidente anche sulla domanda di lavoro. Nelle imprese con meno di 50 dipendenti, il turnover occupazionale appare particolarmente intenso e il saldo fra assunzioni e uscite risulta più basso rispetto al recente passato: si prevedono per il 2007 oltre 72.000 posti di lavoro in più, contro i circa 112.000 dell’anno precedente (+1,3% il tasso di variazione, a fronte del +2,0% del 2006).

Un atteggiamento “proattivo” rispetto alla congiuntura favorevole caratterizza invece le imprese di medie e grandi dimensioni, che sembrano voler espandere la base occupazionale non solo per far fronte a un aumento degli ordinativi, quanto anche per la volontà strategica di individuare e sfruttare nuove fasce di mercato, in Italia e all’estero. Se, da un lato, si prevede una sostanziale stabilità per la classe 250-499 dipendenti (che rappresenta un risultato pur sempre migliore rispetto al -0,3% del 2006), dall’altro tornano invece positivi i tassi delle medio-piccole (+0,3% per quelle tra i 50 e i 249 dipendenti) e delle grandi imprese (oltre 500 dipendenti), che dovrebbero chiudere l’anno con una leggera espansione della base lavorativa (circa 4.500 dipendenti in più, pari a un tasso del +0,2%).

Alcune variabili comportamentali delle imprese sembrano influire in misura intensa sui programmi di assunzione. La prima di tali variabili è rappresentata dalle performance di mercato: il 40% delle aziende che hanno visto aumentare il giro d’affari nel 2006 ha programmato almeno una assunzione nel 2007, circa 14 punti in più rispetto alla media (26,5%). Anche l’adozione di strategie aggressive (sul versante dei prodotti o dei mercati) implica, nel complesso, un impatto positivo in termini di domanda di lavoro, visto che la quota di imprese assumenti sale fino al 37% per quelle che hanno sviluppato nuovi prodotti o servizi e al 38% per quelle che operano all’estero.

Vi è, tuttavia, una fascia ancora consistente di operatori (facenti riferimento essenzialmente ad aziende di piccole e piccolissime dimensioni, concentrate nel settore manifatturiero e localizzate al Centro-Sud) che è stata solo lambita dall’andamento più favorevole dei mercati e non mostra una particolare fiducia nella capacità pervasiva della ripresa nell’immediato futuro, tale da legarvi anche una nuova espansione dei programmi occupazionali. Ma il 9,3% delle aziende si dichiara comunque pronto a creare nuova occupazione al verificarsi di determinate condizioni, riconducibili essenzialmente alla riduzione del costo del lavoro o della pressione fiscale.

In questa particolare fase del ciclo economico, le aziende italiane appaiono fortemente impegnate nella riorganizzazione del fattore lavoro. Si va diffondendo un generalizzato orientamento all’ammodernamento degli impianti produttivi (come dimostra la recente ripresa degli investimenti privati nel nostro Paese, con un +3,2% atteso nel 2007), a conferma di strategie aziendali volte alla ristrutturazione del processo produttivo, necessaria per affrontare con maggiori possibilità di successo la competizione sui mercati esteri e domestici. A tali strategie si ricollega la chiara ripresa - in termini sia assoluti, sia relativi - della domanda di figure professionali di livello elevato (dirigenti, professioni intellettuali e tecniche), per le quali si prevedono complessivamente oltre 152.000 assunzioni nel 2007, contro le 115.000 circa dell’anno precedente. Questo comporta la crescita di quasi un punto e mezzo percentuale in termini di incidenza sul totale, che per il 2007 dovrebbe raggiungere il 18,1% (era infatti pari al 16,6% nel 2006). Ancor più orientate all’investimento in queste figure high skill sono le imprese operanti nei distretti industriali (19,6%) e nelle province di media impresa a caratterizzazione industriale (21,6%).

Le aziende che sono riuscite a superare le recenti difficoltà puntando su fattori come la qualità, l’innovazione di prodotto, l’ampliamento e la diversificazione delle modalità di approccio ai mercati, perseguono però oggi anche obiettivi nuovi: obiettivi che si sintetizzano nel volontà di conseguire una maggiore efficienza produttiva, necessaria a “industrializzare” (sul versante produttivo e commerciale) i risultati raggiunti negli ultimi anni. È probabilmente da ricondurre a tale motivazione il maggior fabbisogno di figure legate all’efficienza di alcune funzioni trasversali (addetti alla logistica e addetti agli acquisti, questi ultimi richiesti soprattutto dalle imprese industriali) e all’efficienza dei processi produttivi e gestionali, soprattutto con l’innesto di ICT.

A conferma della maggiore attenzione posta dalle imprese al livello di qualificazione delle professioni “in entrata” va evidenziato che la domanda di personale con un’istruzione di livello universitario è aumentata di circa 16.000 unità (arrivando a contare 75.300 entrate, contro le 59.400 dell’anno precedente), tanto da portare i laureati a rappresentare il 9% delle assunzioni complessivamente previste per il 2007 (era l’8,5% nel 2006). Mostra ulteriori segnali di crescita anche la richiesta di diplomati (oltre 57.000 in più da un anno all’altro, contro gli appena 18.000 del 2006), che concentrano il 35% della domanda di lavoro (circa un punto in più dello scorso anno).

Le aziende chiedono sempre più qualificazione ma offrono anche più formazione. L’orientamento a far fare un “passaggio in formazione” ai neo-assunti appare ancor più diffusa con riferimento ai programmi occupazionali per il 2007 e interesserà una quota pari a circa i tre quarti delle entrate previste, la più elevata degli ultimi cinque anni. Tale orientamento cresce con l’innalzamento del livello di istruzione richiesto: si va dal 68% dei lavoratori con la sola licenza della scuola dell’obbligo all’81% di quelli ai quali è chiesto un titolo universitario.

Il ricorso a iniziative di formazione per i neo-assunti può essere letto anche come una leva attraverso la quale le imprese contano di poter in una certa misura bilanciare il gap fra il profilo atteso e quello poi effettivamente assunto. In tal modo contano quindi di superare alcuni possibili problemi in fase di reclutamento legati al livello di qualificazione delle figure in entrata (segnalati per una assunzione su tre delle circa 250.000 per le quali le aziende prevedono di incontrare difficoltà nella ricerca).

Il fattore che sembra maggiormente influire nel differenziare i programmi occupazionali delle imprese (in termini sia di entità dei flussi, sia di caratteristiche dei profili professionali in entrata) appare il contesto geo-economico nel quale l’unità produttiva è inserita. Nel recente passato, il ruolo delle piccole e piccolissime imprese - con particolare riferimento a quelle localizzate nel Mezzogiorno – era stato individuato come il principale motore della crescita occupazionale del nostro Paese. Le attese per il 2007 portano invece a ridimensionare tale fenomeno: nel 2006, le unità produttive fino a 9 dipendenti generavano il 93% del saldo occupazionale, percentuale che quest’anno dovrebbe invece scendere al 72%; le regioni meridionali contribuivano (nelle previsioni) per il 42% all’incremento totale del lavoro dipendente, mentre per il 2007 tale quota non supera il 35%.

Anche se la crescita più elevata nella domanda di lavoratori alle dipendenze è attesa anche per il 2007 al Sud, il relativo tasso di variazione appare sensibilmente più basso del passato (+1,3%, contro il +1,9% del 2006). Tale tendenza porta a imputare essenzialmente a questa ripartizione territoriale la riduzione del saldo occupazionale atteso, visto che per le altre aree del Paese si rilevano tassi del tutto simili a quelli dell’anno precedente.

Accanto alla minore capacità (rispetto al recente passato) di creare nuova occupazione al Sud, vi è anche un gap nel “profilo qualitativo” della domanda di lavoro. Nel Mezzogiorno i laureati rappresentano solo il 5,5% delle assunzioni previste per il 2007 (la metà del Centro-Nord) e le professioni high skill (dirigenti, impiegati con elevata specializzazione e tecnici) superano di poco il 12% del totale (8 punti in meno rispetto al resto del Paese). Maggiore è invece l’attenzione posta alle competenze acquisite on the job: al 60% delle figure in entrata si richiede il possesso di una specifica esperienza lavorativa, contro il 52% delle altre regioni d’Italia. La ripartizione del Sud e delle Isole è tuttavia l’unica per la quale si rileva un incremento nella quota di assunzioni a tempo indeterminato tra le previsioni per il 2006 e quelle per il 2007, passata rispettivamente dal 50,5% al 51,6% del totale.

Negli orientamenti degli imprenditori italiani, il ricorso al contratto a tempo indeterminato per le nuove assunzioni continua a perdere peso (dal 60% del 2001 al 45,4% del 2007). Ciononostante, non è avvenuto il temuto “sorpasso” da parte del contratto a tempo determinato: i posti permanenti rappresentano ancora la quota più rilevante delle assunzioni, anche se il gap che li separa da quelli con contratto a tempo determinato (passato dal 41,1% al 42,6% tra il 2006 e il 2007) si affievolisce sempre di più e raggiunge i circa tre punti percentuali nelle previsioni per il 2007. Il maggiore ricorso ai contratti a tempo determinato non è però andato solo a scapito della modalità a tempo indeterminato ma anche di gran parte delle altre tipologie “atipiche” o “non standard” (e, spostandosi sul lavoro indipendente, probabilmente anche dei contratti a progetto).

La proiezione delle previsioni Excelsior per il 2007 sulla domanda di lavoro al 2010 porta a stimare un tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni pari al 61,5%, distante quindi ben 8,5 punti dall’Obiettivo della Strategia di Lisbona. Tra le regioni italiane solo l’Emilia Romagna, il Trentino Alto Adige e la Lombardia sono destinate a raggiungere l’Obiettivo del 70%, mentre le altre regioni settentrionali e quelle centrali (ad eccezione del Lazio, che supererebbe di poco il 62%) si attesteranno su valori compresi tra il 65% e il 69% circa. Tra le regioni meridionali, particolarmente contenuto appare ancora il dato di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, per le quali si prevede che il tasso di occupazione rimanga al di sotto del 50%.

U.R.L. ( http://excelsior.unioncamere.net/hyper/ver4/index.htm )

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